“Riprendiamoci quel che è nostro di diritto!”, “La Gioconda è italiana, quindi la rivogliamo subito indietro!”, “Leonardo era italiano, quindi la sua Gioconda deve stare in Italia!”.
Se sei capitatə su questo articolo è perché hai sentito dire queste parole da qualcuno o perché forse ti sei chiestə almeno una volta nella vita se la Gioconda sia stata davvero ingiustamente sottratta agli italiani dai francesi.
C’è da dire che sono tante le ragioni che hanno spinto molti a credere che questa famosissima opera d’arte dovesse tornare in Italia. Ciò non toglie che bisognerebbe informarsi un po’ di più prima di accanirsi contro qualcuno che non ha colpe, ma che è solo diventato il soggetto di un gigantesco falso mito.
Effettivamente, la Gioconda, l’opera d’arte più emblematica della storia dell’arte, il cui autore è il mitico Leonardo da Vinci, è ancora oggi al centro di discussioni, contese e dubbi infiniti circa le sue origini.
Elisa ed io ci siamo proprio accorti che attorno a questo dipinto aleggiano ancora troppe incomprensioni ed è per questo che abbiamo deciso di mettere in chiaro una volta per tutte il vero motivo per cui la Gioconda è esposta al Louvre, a Parigi e non in qualche altro famoso museo d’Italia.
Leggi questo articolo fino alla fine e scoprirai tutta la verità sulla storia di questo dipinto e sul conto di Napoleone, ritenuto il saccheggiatore di molte opere d’arte, tra cui anche la Monna Lisa di Leonardo. Sarà tutto vero?
Scoprilo subito! Nei prossimi paragrafi ti sveleremo il perché la Gioconda non è tornata in Italia dopo ormai più di 500 anni.
Cosa troverai nell'articolo
La Gioconda è italiana o francese?
La Gioconda: opera d’arte enigmatica di Leonardo da Vinci
Innanzitutto, una domanda: anche se famosa in tutto il mondo, sei sicurissimə di sapere proprio ogni cosa sulla Gioconda?
Prima di iniziare è giusto fare luce anche sul quadro di cui stiamo per andare a svelare ogni segreto nascosto.
La Gioconda, conosciuta anche come Monna Lisa, è in assoluto il dipinto più celebre di Leonardo da Vinci, artista toscana di grandissimo talento vissuto al tempo del Rinascimento. Sappiamo che l’artista dipinse la Gioconda nei primissimi anni del 1500.
La Monna Lisa (dove “Monna” vorrebbe dire “Signora”) si chiama così perché raffigura il ritratto di una tale Lisa Gherardini (da cui deriva appunto il titolo dell’opera Monna “Lisa”), che era una nobildonna appartenente all’aristocrazia fiorentina.
Lisa Gherardini era sposata con il ricco mercante italiano Francesco del Giocondo, da cui invece deriva il soprannome dell’opera “Gioconda”. Fu proprio lui a commissionare il dipinto a da Vinci, ma l’opera non venne mai consegnata al committente.
Leonardo da Vinci era un gran perfezionista e ben presto sviluppò una vera e propria ossessione nei confronti di questo quadro. Non poteva quindi certo staccarsi dalla sua opera d’arte preferita prima di averla completata nei minimi dettagli.
E fu così che da Vinci continuò a perfezionare il dipinto ossessivamente, aggiungendo nuovi elementi qua e là per il resto della sua vita, senza mai probabilmente portarla a termine.
Perché la Gioconda è in Francia
Nonostante la Gioconda sia annoverata tra i quadri più conosciuti al mondo, ancora oggi 9 italiani su 10 si chiedono come mai la Monna Lisa sia un quadro di legittima proprietà dei francesi e non degli italiani.
Attualmente e immaginiamo ancora per molto tempo la Gioconda è esposta al Museo del Louvre di Parigi.
Com’è che il quadro di un notissimo artista italiano è finito in Francia? Ripercorriamone insieme tutte la tappe.
Nel 1516, quando ancora non aveva venduto la sua Gioconda al committente, Leonardo da Vinci accettò l’invito del re di Francia Francesco I e si portò appresso il suo amato quadro.
Questo è testimoniato da un resoconto scritto dal canonico Antonio de Beatis, segretario del cardinale Luigi d’Aragona, che riporta nelle pagine del suo diario i dipinti che Leonardo da Vinci portò con sé alla corte del re: si parla della Sant’Anna con Madonna e bambino, del San Giovanni e, ovviamente, anche della celebre Gioconda.
Più tardi, anche Giorgio Vasari, la più autorevole e attendibile fonte di informazioni riguardanti la Gioconda confermerà nelle sue Vite l’esistenza di un ritratto femminile che Leonardo porta in Francia, a Fontainebleau, poco fuori Parigi.
Tutto ciò fa comprendere quindi come sia sbagliato pensare che sia stato Napoleone a trafugare il dipinto durante le campagne in Italia e a portarlo illegittimamente nella sua patria. La verità è che fu lo stesso autore a trasportare la sua opera d’arte oltre il confine e attraverso lo stato francese.
Il dipinto doveva quindi presumibilmente trovarsi in Francia fin dal 1517. Alla morte di Leonardo da Vinci, nel 1518, il suo assistente Gian Giacomo Caprotti, detto il Salai, ereditò i capolavori del suo maestro, tra cui anche la Monna Lisa.
Secondo le maggiori fonti, il Salai decise di vendere l’opera in questione al re di Francia per 4 mila ducati d’oro, una somma che corrispondeva a ben due anni dello stipendio di Leonardo.
Sin da quel preciso momento in cui Francesco I acquisì il quadro, le ampie collezioni dei reali francesi accolsero quindi legittimamente al loro interno il celebre dipinto della Monna Lisa, che rimase nelle loro mani, come sappiamo, per oltre mezzo millennio, fino ai giorni nostri.
Luigi XIV, il famoso Re Sole, volle ad ogni costo portare nella sua elegantissima dimora di Versailles il dipinto, alla fine del 1600. Infine, con il successivo scoppio della tragica Rivoluzione Francese, i rivoluzionari insistettero affinché una parte della collezione della Corona venisse trasferita nella Galleria del Louvre.
E fu così che tra le tante, anche la Gioconda trovò la sua nuova sede.
È dal 1797 che la Gioconda desta la curiosità dei suoi visitatori, ma ancora non tutti sono consapevoli della vera storia che ha alle spalle e del motivo per cui dovremmo smettere di credere che sia stato Napoleone a rubare l’opera dall’Italia.
Il falso mito del furto della Gioconda da parte di Napoleone
La credenza secondo cui la Gioconda è stata saccheggiata da Napoleone e le sue truppe nel corso della sua spietata campagna militare di fine Settecento è del tutto falsa: il famoso dipinto si trovava in Francia da ormai più di due secoli!
Quindi non si può pensare che sia stato Napoleone l’artefice del trasferimento dall’Italia alla Francia del celebre quadro di Da Vinci. È del tutto impossibile se si tiene conto del fatto che il dipinto rimase in Francia alla morte del suo autore.
Non si può comunque dire che Napoleone sia stato un santo di uomo. Durante la campagna d’Italia del 1796, il famoso ufficiale dell’artiglieria francese aveva effettivamente trafugato una gran quantità di opere d’arte dal Nostro Paese.
Tutti i quadri sequestrati ingiustamente dal territorio italiano da parte delle truppe napoleoniche dovevano andare ad arricchire le gallerie espositive del Museo del Louvre, che all’epoca si chiamava Musée Napoléon.
Ma non si può dire lo stesso per la Monna Lisa, che infatti non fu oggetto di furto. Tuttavia, alcune fonti storiche ci riportano che Napoleone nutriva un forte interesse nei confronti della Gioconda, al punto da averla portata per un periodo nella sua residenza privata, le Palais des Tuileries.
L’opera di Leonardo da Vinci rimase quindi appesa alla parete della camera da letto della moglie di Napoleone, Joséphine, fino a quando l’ufficiale decise che era il momento di destinarla alle sale del suo grandioso Museo, nel 1804, perché tutti potessero ammirare la sua bellezza.
Il vero furto della Gioconda: un tentativo di ritorno in patria
La Gioconda non venne mai sottratta agli italiani, ma forse non sai che nei primi anni del Novecento venne rubata ai francesi… da un italiano!
Era il 1911 e un certo Vincenzo Peruggia, l’addetto alla ripulitura dei quadri del Musée du Louvre, stava escogitando da diverso tempo il furto del quadro, sia per ragioni patriottiche, sia per ragioni economiche.
Vincenzo Peruggia era un decoratore italiano, trasferitosi a Parigi per mantenere la famiglia a distanza. Essendo un impiegato del Museo aveva libero accesso a tutte le sale della Galleria d’arte.
Si racconta che Peruggia rimase all’interno del Museo alla chiusura oppure che si intrufolò nel Louvre in un giorno che non era aperto al pubblico. Fatto sta che l’impiegato riuscì a rubare l’opera senza troppa fatica, portandosela fino a casa, nascondendo il dipinto di modeste dimensioni (77×53 cm) sotto la sua giacca.
Si seminò ben presto il panico, perché la Monna Lisa non saltava fuori. Vennero incolpati sia Pablo Picasso sia il poeta Apollinaire, che la mattina successiva al furto furono i primi ad accedere al Museo.
Per questa questione, Apollinaire venne addirittura arrestato, ma non venne mai trovato nessun quadro nella sua abitazione. Allora si cominciò a dubitare dei tedeschi, da sempre acerrimi nemici dei francesi.
Inevitabilmente arrivò il turno di Vincenzo Peruggia, che venne interrogato. La sua casa, a rue de l’Hôpital Saint-Louis, venne perquisita, ma la polizia francese non riuscì a trovare la famosa Monna Lisa.
Si dice che il Peruggia avesse sapientemente celato il dipinto sotto il tavolo e per moltissimo tempo nessuno seppe che la Gioconda si trovava lì. Questo evento viene ricordato nella storia come il primissimo furto di un’opera d’arte dal Louvre.
Il decoratore italiano fu in grado di non far trasparire la sua colpevolezza per oltre due anni. Il Peruggia stesso li definì “due anni romantici insieme alla Gioconda”. Ma poi, anche lui fece un passo falso.
Nel 1913 contattò il collezionista Alfredo Geri che viveva a Firenze e gli spedì una lettera firmata da M. Léonard V., facendo chiaramente allusione a Leonardo da Vinci.
A dicembre dello stesso anno, l’ex dipendente del Louvre e il collezionista di quadri si incontrarono all’Hotel Tripoli di Firenze e il Peruggia si separò dalla Gioconda. Vincenzo Geri si accertò che si trattasse dell’opera d’arte originale e quando si assicurò dell’autenticità, disse tutto ai carabinieri.
Vincenzo Peruggia venne quindi arrestato e condannato ad un anno e 15 giorni di prigione. La diagnosi dell’infermità mentale gli garantì poi una riduzione della pena a soli sette mesi e un giorno.
Il furto del Peruggia era sbagliato, ma nonostante questo, furono molte le persone che celebrarono il suo gesto, ritenendolo “puramente patriottico”. Si dice che degli studenti fecero al Peruggia una donazione di 4.500 lire, pari circa a 17.000 euro.
Dopo essere riusciti a trovare il loro quadro, i francesi concessero di esporre la Gioconda in alcuni dei più noti musei italiani, prima di riportarla al Louvre per sempre.
Quella fu l’ultimissima volta che la Monna Lisa vide il suolo italiano, perché si ritiene che ormai questo dipinto sia troppo fragile per sostenere lunghi trasferimenti in altri musei del mondo senza essere danneggiata.
E tu, la conoscevi la vera storia del furto della Gioconda? Prima di leggere l’articolo e scoprire tutta la verità, avevi anche tu il desiderio di riportare la Monna Lisa in terra italiana perché convintə che fosse stato Napoleone a trafugarla ingiustamente?
Ora hai capito che anche dal punto di vista giuridico la Gioconda non potrebbe essere restituita agli italiani, perché si tratta di un’opera che venne volontariamente portata in Francia da Leonardo da Vinci.
Noi ci auguriamo di averti fatto scoprire qualcosa di nuovo sulla Gioconda e sulla reputazione di Napoleone in merito a questo quadro.
Come sempre, ti invitiamo ad approfondire ciò che è stato maggiormente di tuo interesse, perché è importante comprendere ciò che ci circonda.
Facci sapere cosa ti ha colpitə di più dell’articolo!
Aspettiamo i tuoi commenti qui sotto.
Un saluto da Elisa&Simone
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