Chi ci conosce sa perfettamente quanto Elisa ed io amiamo viaggiare e soprattutto quanto ci piace gironzolare per la nostra amata Italia. In questo periodo abbiamo molto lavoro da sbrigare e i vari impegni non ci permettono di metterci in viaggio per lunghi periodi. Ecco, in questi casi, secondo noi, non c’è cosa più bella di viaggiare attraverso i racconti d’avventura.
Oggi, con questo articolo, vogliamo accompagnarti alla scoperta dell’Italia in un modo un po’ alternativo: intraprenderemo tutte le tappe che Ulisse e i suoi compagni hanno fatto durante la straordinaria avventura narrata nell’Odissea.
Come sai, l’Odissea è considerato uno dei testi fondamentali della cultura classica occidentale. Si tratta di un lunghissimo poema epico scritto dal poeta greco Omero che ha voluto narrare le vicende dell’eroe Ulisse, o Odisseo, in seguito alla famosa Guerra di Troia.
Questo poema è ambientato nel Peloponneso e nelle isole ioniche. Ma lo sapevi che gran parte dell’Odissea si svolge anche nel Mediterraneo occidentale e in diverse zone d’Italia? Identificare con precisione i luoghi dove è stato Ulisse è in realtà molto difficile: parliamo di un testo poetico, non geografico.
Secondo la critica moderna l’autore avrebbe quindi ambientato le avventure dell’eroe in ambientazioni fantastiche. Ma nonostante gli spazi descritti siano indeterminati, ad eccezione di Itaca, rimane il fatto che il lettore può associare alcuni di questi a luoghi geografici realmente esistenti.
Continua quindi a leggere se vuoi scoprire tutti i luoghi dell’Odissea in Italia e scopri se ci sei già stato!
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I luoghi dell’Odissea in Italia
Il Monte Etna: Polifemo e i Ciclopi
Uom gigantesco abita qui, che lunge
Pasturava le pecore solingo.
In disparte costui vivea da tutti,
E cose inique nella mente cruda
Covava: orrendo mostro, né sembiante
Punto alla stirpe che di pan si nutre,
Ma più presto al cucuzzolo selvoso
D’una montagna smisurata, dove
Non gli s’alzi da presso altro cacume.
Tutti quanti conosciamo il ciclope Polifemo, ma forse non tutti sanno dove si trova in Italia la sua grotta buia e tenebrosa.
Alcuni studiosi collocano la cosiddetta Terra dei Ciclopi in Campania, ma altri ritengono che si trovi con più probabilità in Sicilia, perchè l’unico occhio del gigante potrebbe fare riferimento al cratere di un vulcano. Quale vulcano se non l’Etna?
Ecco perché si ritiene che per la descrizione della caverna abitata da Polifemo, Omero abbia tratto ispirazione dal Vulcano Etna. Non a caso il territorio circostante al vulcano possiede delle caratteristiche molto simili alla zona in cui il gigante pascolava le sue pecore descritta nell’Odissea.
Il protagonista del poema, Ulisse, è senza dubbio un uomo molto astuto e intelligente, che agisce secondo la ragione, ricorrendo molto spesso a svariati stratagemmi per scampare ai pericoli.
Quando Odisseo incontra Polifemo, l’eroe riesce a far fronte alla forza violenta del gigante con il suo talento arguto, affermando di chiamarsi “Nessuno” e riuscendo poi ad accecare il ciclope con l’aiuto dei compagni di viaggio.
I superstiti fuggono quindi dalla grotta attaccandosi al ventre delle pecore che il gigante portava fuori a pascolare ogni giorno, ma Ulisse non si rende conto che questo scatenò non solo l’ira di Polifemo, ma anche di suo padre Poseidone, la divinità che più di tutte maledisse il viaggio di ritorno dell’eroe.
Le Isole Eolie: la Terra del Dio dei Venti in Sicilia
Giungemmo nell’Eolia, ove il diletto
Agl’immortali Dei d’Ippota figlio,
Eolo, abitava in isola natante…
Giungemmo nell’Eolia, ove il diletto
Agl’immortali Dei d’Ippota figlio
Eolo, abitava in isola natante,
Cui tutta un muro d’infrangibil rame,
E una liscia circonda eccelsa rupe.
Le isole Eolie, conosciute anche come isole Lipari, sono anch’esse uno scenario del celebre poema epico. Nel suo libro, Omero cita Eolo, il Dio dei Venti che dovrebbe abitare presumibilmente sull’isola di Stromboli, appunto una delle isole Eolie, in Sicilia.
Questa divinità dà ospitalità ad Ulisse e i suoi compagni che rimangono per un breve periodo presso la sua reggia. Al momento della partenza, Eolo dona all’eroe un otre di pelle di bue con all’interno i venti contrari alla navigazione.
La divinità avrebbe voluto facilitare il viaggio di rientro a Itaca, la terra natale di Odisseo, ma una parte dell’equipaggio la apre troppo presto, mentre Ulisse dorme, scatenando una tempesta potentissima che ritarda nuovamente il ritorno in patria!
Sardegna: la Terra dei Lestrigoni
e d’ogni banda, a mille a mille i Lestrígoni prodi
corsero tutti; e giganti, non gente sembravan mortale.
E da le rupi, con massi che niun uomo avrebbe levati,
ci lapidarono; e surse da tutte le navi un frastuono
d’uomini uccisi, di navi spezzate. E, infilati a le picche
su li portâr, come pesci, per farne banchetti nefandi.
Tra gli scenari che fanno da sfondo al racconto omerico c’è anche la Sardegna. Una parte del canto X dell’Odissea parla proprio dell’arrivo di Ulisse e i suoi compagni nella terra dei Lestrigoni, terribili giganti cannibali.
Tutti gli uomini ormeggiano le loro navi in porto, com’è normale che sia. Tutti, tranne Ulisse. Quest’ultimo ordina ad alcuni dei suoi compagni di andare in avanscoperta per esplorare il territorio.
Il leggendario popolo dei Lestrigoni è capeggiato da un re, Antifate, che dapprima accoglie gli uomini in città e subito dopo ne divora uno. Gli altri tentano di scappare, ma i mostri si coalizzano per impedire loro la fuga, scagliando grosse pietre sulle navi ancorate e infilzando i marinai con giganteschi spiedi per mangiarseli.
Mentre l’intera flotta viene abbattuta dalla violenza dei Lestrigoni, soltanto Ulisse e pochi altri compagni riescono a salvarsi perché non avevano attraccato al porto la nave.
Di lì a pochi giorni il nostro eroe e i suoi uomini sarebbero giunti su un’altra isola: l’isola della maga Circe.
Il Monte Circeo: la Maga Circe e l’isola di Eea
Ecco, ed all’isola Eèa giungemmo, ove Circe abitava.
Circe dai riccioli belli, la Diva possente canora,
ch’era sorella d’Eèta, signore di mente feroce.
Erano entrambi nati dal Sole che illumina il mondo:
fu madre loro Perse, di Perse fu Océano padre.
Disperati per la recente perdita dei compagni a causa dei mostri cannibali che li sorpresero sulla costa della Sardegna, Ulisse e i pochi uomini sopravvissuti arrivano nella terra della maga Circe.
Questa terra potrebbe corrispondere ad una zona della costa tirrenica, nota oggi come Riviera di Ulisse. Si tratta del Promontorio del Circeo, il luogo natale della maga che ospita Ulisse e gli altri marinai.
La maga Circe non è però molto buona: con le sue pozioni magiche trasforma alcuni compagni in maiali e se non fosse stato per il dio Ermes, il messaggero degli dei che donò un’erba magica ad Ulisse, la pozione della maga avrebbe fatto effetto anche su di lui.
A questo punto, Ulisse costringe quindi Circe a liberare i suoi compagni dall’incantesimo e poi si invaghisce di lei. Ulisse rimane infatti sull’isola con l’affascinante maga per un anno, prima che i compagni lo convincano a rimettersi in viaggio.
Grazie alle indicazioni di Circe, Odisseo con il suo equipaggio riesce finalmente ad attraversare il Mar Mediterraneo e a raggiungere la prossima tappa del viaggio. Che cosa gli spetterà?
I Faraglioni di Capri: gli scogli delle Sirene
Le Sirene sedendo in un bel prato,
Mandano un canto dalle argute labbra,
Che alletta il passeggier: ma non lontano
D’ossa d’umani putrefatti corpi
E di pelli marcite, un monte s’alza.
Tu veloce oltrepassa, e con mollita
Cera de’ tuoi così l’orecchio tura,
Che non vi possa penetrar la voce.
Secondo alcuni studiosi e diverse teorie al riguardo, le rocce su cui si adagiavano le sirene in attesa di qualche marinaio sarebbero da identificare con i Faraglioni di Capri. Effettivamente secondo noi queste massicce rocce che sbucano dall’acqua sembrano lo scenario perfetto per un episodio del poema epico di Omero.
Quello di Ulisse e le Sirene è uno dei passi più affascinanti e misteriosi di tutto il libro. L’iconografia classica raffigura queste creature fantastiche in maniera completamente diversa da come ce le immaginiamo noi oggi.
Infatti, riportando a galla la verità, le Sirene non erano delle creature marine, bensì degli uccelli con il volto da fanciulla e il corpo da rapace, dotati di solidi artigli per attaccarsi agli scogli.
Questo ci fa capire anche come oggi il nostro immaginario collettivo sia del tutto errato. La colpa è probabilmente da ricondurre ad un incauto amanuense che scambiò la parola pennys con pinness, abituato ai miti nordici delle ondine e ai racconti marinareschi.
Ad ogni modo, l’Odissea racconta che già la maga Circe aveva messo in guardia Ulisse da queste donne terribilmente affascinanti che con il loro irresistibile canto ammaliavano gli uomini per poterli divorare e accumulare sulla scogliera le loro ossa.
L’unico modo per evitare di cadere nell’inganno delle spietate Sirene è quello di turarsi le orecchie con della cera. E così fanno i marinai, tranne Ulisse che, spinto dalla sua inguaribile curiosità, vuole ascoltare l’incantevole voce delle Sirene e per non farsi stregare dalla loro voce soave, si fa legare all’albero della nave.
Ed è proprio così che Odisseo e tutti i suoi compagni riescono a fuggire anche alla terribile minaccia delle Sirene che vivevano sui Faraglioni di Capri, a sud-est dell’omonima isola.
Lo Stretto di Messina: Scilla e Cariddi
Navigavamo addolorati intanto
Per l’angusto sentier: Scilla da un lato,
Dall’altro era l’orribile Cariddi,
Che del mare inghiottia l’onde spumose.
Sono tante le storie di fantasia che narrano di mostri marini e creature misteriose che popolano i fondali dello stretto di Messina. Questo perché in passato capitava spesso che le navi che tentavano di oltrepassare lo stretto venissero distrutte dalle potenti correnti di quella zona.
Nell’Odissea si parla di due mostri di nome Scilla e Cariddi, che Ulisse dovette affrontare durante il suo viaggio verso Itaca. Scilla era una bellissima ninfa che venne avvelenata trasformandosi in un mostro a sei teste; Cariddi era una naiade trasformata da Poseidone in un vortice che risucchia e poi rigetta i flutti.
Entrambe le creature malvagie che vivevano nei loro antri ai lati dello stretto di Messina misero a durissima prova l’equipaggio. La ciurma di marinai non riuscì infatti a sopravvivere alla furia dei due mostri.
La nave venne completamente distrutta e Ulisse riuscì a sopravvivere solo grazie al sacrificio di sei dei suoi uomini a Scilla. Così, l’eroe della leggenda e i pochi superstiti poterono continuare il loro viaggio di ritorno in patria.
L’Isola del Sole: i pascoli del Dio Sole in Sicilia
serpean le pelli, le carni muggivano, crude o già cotte
sopra gli spiedi, lagni s’udivano, come di bovi.
E si cibaron per altri sei giorni i diletti compagni
con le giovenche pingui del Sole, che avevan predate.
Ultima tappa del mitologico itinerario di Ulisse in Italia è il nord-est dell’isola del Sole, che viene identificata con la Sicilia. Qui pascolavano le mucche sacre al dio Sole.
A causa della mancanza di venti favorevoli, Ulisse e i suoi compagni non hanno la possibilità di salpare per oltre un mese e quindi rimangono bloccati sull’isola del Sole. Il saggio Ulisse aveva fatto giurare ai compagni di non mangiare i buoi sacri.
Un giorno, però, mentre Odisseo dormiva, gli uomini ormai arrivati alla fame osano cibarsi delle vacche sacre ed ecco che, quando dopo una settimana riprendono il viaggio, una terribile tempesta causa la morte di tutto l’equipaggio.
Ancora una volta, Ulisse si salva per merito del suo ingegno: costruisce infatti una zattera che lo porta in salvo e questa volta dovette continuare il viaggio da solo.
Questo incredibile viaggio intrapreso da Ulisse e in parte anche dai suoi compagni è una delle avventure più fantastiche di tutti i tempi. Esseri mostruosi, giganti cannibali, erbe magiche, divinità impetuose … una leggenda che contiene di tutto!
È molto bello pensare che un libro così importante per la letteratura sia stato ambientato in numerosi luoghi affascinanti d’Italia.
Noi speriamo di aver acceso in te della sana curiosità, un po’ come quella di Ulisse, che in certi casi lo ha salvato.
Ci auguriamo di averti raccontato qualcosa di nuovo che ancora non sapevi e come sempre, ti invitiamo ad approfondire ciò che è stato maggiormente di tuo interesse, perché è importante comprendere ciò che ci circonda.
Facci sapere cosa ti ha colpitə di più dell’articolo!
Aspettiamo i tuoi commenti qui sotto.
Un saluto da Elisa&Simone
2 Comments
Dino
5 Febbraio 2024 at 17:54Ciao, conosco le storie di Enea ed Ulisse. Voi con poche righe e qualche immagine avete sintetizzato due delle tre prime soap opera occidentali, BRAVI!
Simone Sciarrini
9 Marzo 2024 at 18:16Ciao Dino, grazie mille! Ci fa piacere che abbia apprezzato l’articolo!